giovedì 18 giugno 2015

Capitolo 61

**Ultimo capitolo.
Grazie di aver letto.
Aly**

Edward Pov.

-Bella? Bella mi stai ascoltando? – stavo parlando da dieci minuti abbondanti, mi aveva chiesto di raccontarle la mia giornata e felice di potermi sfogare con qualcuno, avevo iniziato a macchinetta. Eppure lei era distratta, da quando avevamo preso posto attorno all’isola fissava un punto sul tavolo, sbocconcellando qui e là la quiche nel suo piatto, senza neppure arrivare a metà, quando io avevo già terminato. Non ero sicuro che stesse ascoltando le mie parole, nonostante mi sentissi disorientato e offeso dal suo comportamento capivo che c’era qualcosa di strano.
Non mi convinceva per nulla, era come se fosse preoccupata di qualcosa, anche se l’espressione del suo viso non sembrava angustiata bensì serena. Non sapevo che fare, non volevo insistere per sapere quali pensieri le vorticavano in testa, già avevo un altro tarlo con cui insistere.

Non voleva sposarmi e non riuscivo ad accettarlo.
Io desideravo lei, ero certo che il mio futuro sarebbe stato con lei, non mi interessava dove o come, né quando sinceramente. Volevo tenermela stretta, non farla scappare, legarla a me con qualcosa di forte. Ero pronto a chiederglielo ogni giorno della mia vita fino a che si fosse decisa. Volevo fare qualcosa di bello, romantico, dolce; un momento da condividere e ricordare per sempre; farle una proposta seria che avrebbe raccontato alle amiche, ai figli, ai nipoti in un futuro. Volevo vedere i suoi occhi brillare e luccicare grazie all’emozione e alle lacrime, non volevo che fosse una proposta sciatta e piatta sul letto di casa mia, prima di addormentarci. Nonostante insistessi giorno dopo giorno, sapevo di dover fare di più. Ma l’incertezza della sua risposta mi lasciava in bilico, avrei voluto avere un segnale che lei dicesse sì, che volesse sposarmi; invece in tutti questi giorni non mi aveva fatto capire nulla ed io brancolavo nel buio. Avevo paura, ho paura che possa dirmi di no, che la serata che potrei ricordare per la vita si trasformi in una disfatta completa. Posso offrirle tutto ciò che avevo, le mie promesse, i miei sogni, le mie braccia calde e la mia spalla su cui appoggiarsi, posso darle speranze e sostegno. Quello che non le avrei mai fatto mancare era amore, di quello ne ero pieno, il cuore era così pieno che esondava. Eppure lei ancora non aveva detto “sì”.
Avevo già chiamato mia madre per un aiuto, ero deciso ormai a prendere del tempo per fare le cose come andavano fatte, avevo bisogno di un posto romantico, significativo, che avrebbe ricordato sempre con il sorriso. Avevo bisogno di candele profumate, di fiori colorati, di un ottimo champagne da stappare dopo aver sentito quella sillaba fantastica. Avevo bisogno di tirare fuori quella scatolina di velluto che se ne stava dentro il comò sotto le mie magliette e forse allora mi avrebbe fatto felice.

Stavo per chiederle cosa diavolo c’era che non andava quella sera, quando la sua voce mi spiazzò.

-Sposiamoci!

Non potevo crederci.
L’aveva detto davvero o l’avevo solo immaginato?

-C… Cosa? – scoppia a ridere scuotendo la testa e, alzandosi in piedi, mi raggiunge appoggiando una mano sul mio braccio, impietrito come il resto del corpo.
-Hai continuato a chiedermelo ogni giorno per diciannove giorni ed ora, che sono io a chiedertelo reagisci così? – la fisso negli occhi, non è reale!
-Sei seria? – la mia faccia deve far ridere perché è quello che fa e che continua a fare per minuti interminabili.
-Sì che sono seria! Sposami! – mi dice con le guance arrossate.

Oh, grazie Dio!
La mia mano si intreccia alla sua e la tiro più vicino a me, trova posto con il corpo tra le mie gambe, l’altra mano ancora sul mio braccio e la testa reclinata un po’ di lato. La osservo nel dettaglio. Gli occhi sono sempre meravigliosi e anche un po’ lucidi, profondi, bellissimi. I capelli sciolti che amo emanano profumo di fragola, la sua pelle lucida è così delicata, e le sue labbra sono piene e pronte per me.
-Allora, mi sposi? – mi chiede quando ancora non apro bocca. Deve essere impazzita, o forse sono io che ho sbattuto la testa durante il tragitto di ritorno dall’ospedale e non me lo ricordo. La guardo confuso e lei ridacchia. Mi sveglio dal mio stato catatonico grazie a quel suono e cerco di prendere in mano la situazione, in qualche modo.
-Oh no, si farà a modo mio piccola! Mi hai lasciato in sospeso per tutti questi giorni, ridendo di me e prendendomi in giro. Hai fatto in modo che la mia testa esplodesse a forza di pensare e pensare a qualcosa di carino per farti dire di sì. Ed ora ti aspetti che io risponda su due piedi, quando dovresti essere tu a farlo?
-Ma l’ho fatto. La mia domanda non era forse una risposta alla tua richiesta?
-NO! – sbotto irritato e divertito, lei ridacchia apparendo ancora più bella. La sua risatina mi fa sciogliere. E’ così tenera ma allo stesso tempo sexy che mi viene voglia di farle di tutto.
-Il tuo orgoglio di maschio è ferito, non è vero?
-Si, dilaniato! – faccio il broncio a cui so non è capace di resistere e lei sorride, baciandomi il naso.
-Puoi fare a modo tuo, se credi! – l’angolo della bocca sale e il mio volto si accende in un sorriso.
-Ti amo, quanto ti amo! – l’abbraccio stretta e affondo il volto nell’incavo del suo collo. La sua pelle profuma e l’odore dei suoi capelli si mischia a quello del bagnoschiuma rendendo l’aroma strano e speziato. E’ il suo profumo, meraviglioso.
-Ti amo anche io Edward! – lentamente mi stacco da lei guardandola negli occhi; è serena e allegra ed io sento il petto che si stringe mentre il cuore si allarga più che può. E’ meravigliosa questa sensazione, perché so che è il momento, che questa cosa ci cambierà la vita, perché sono convinto di fare questo passo e lo è anche lei e nulla potrà cambiare le cose questa volta. Le nostre dita restano ancora intrecciate, la mia mano sulla sua schiena mentre l’accarezzo dolcemente e lei compie dei movimenti lenti sulla mia spalla, i nostri occhi sono ancora incatenati. Le racconto semplicemente le immagini che sono dentro la mia testa, sicuro che apprezzerà.
-Voglio passare il resto della mia vita con te. Voglio una casa, un porto sicuro dove tornare, avere la sicurezza di averti al mio fianco sempre, poter contare su di te, sapere di essere la tua roccia. Voglio guardare i miei figli e sorridere, essere felice perché saranno il sangue del nostro sangue. Somiglieranno a te o a me, non importa, quando li guarderò non potrò fare a meno di amarli perché tu sarai la loro madre e io sarò il loro padre e creeremo una famiglia stupenda. Ed io sarò orgoglioso e cercherò di essere un bravo papà, sempre. E desidero che tu sia orgogliosa di me. Voglio programmare le vacanze, viaggiare con te al mio fianco, aiutarti mentre cucini, litigare delle piccole cose quotidiane. Voglio trovare le mie cose nei tuoi cassetti o vederti indossare le mie magliette, voglio vederti a piedi scalzi girare par casa mentre mi fai impazzire con le tue gambe nude. Voglio viverti, per sempre. Perché ti amo infinitamente. Bella, mi vuoi sposare?

Appoggia la fronte sulla mia, sorridendo, mentre una lacrima sfugge al suo controllo e scivola giù, lungo la guancia.
-Si Edward, voglio sposarti!

-Era ora! – mormoro mentre le mie labbra si avvicinano alle sue, come se avessero un magnete: si attirano, si incontrano e le scintille illuminano la stanza. Potrei morirci su queste labbra. Trovo la sua lingua che, intraprendente come la mia, cercava di avvicinarsi a me. Ci gioco, perché il sapore della sua bocca è unico e quando si mischia al mio ancora di più. L’avvicino di più, il suo corpo aderisce perfettamente al mio come se fossero creati per stare insieme e quasi ci credo a questo segno del destino. Rilascio l’intreccio delle nostre dita per poter toccare tutta la pelle che posso attraverso la stoffa del vestito.

“Ti amo” le mormoro tra i baci. Ottengo la stessa risposta. Ripetiamo le stesse paroline più volte, mentre ci spostiamo in camera da letto, guidati da non so quale mano invisibile.
-Ho una sorpresa per te. – mi dice mentre mi morde il collo e le sue mani mi spogliano.
-Quale?
-Spogliami e la scoprirai! – le parole che aspettavo. Sono fortunato, perché sono dannatamente curioso e il suo vestito mi rende il lavoro più veloce. Basta afferrarlo da sotto e tirarlo via dalla testa e resto ammaliato.
Un completino bluette di seta leggerissima la fascia meravigliosamente. Sono tentato di strapparlo a morsi ma mi trattengo, voglio che possa indossarlo ancora.
-Il tuo piano era farmi soffrire stasera, vero?
-In effetti si, ci avevo pensato! Volevo farti impazzire come tu hai fatto con me… - le mordo la gola piano, senza farle male, i gemiti mi riempiono le orecchie.
-Come avrei fatto io?
-Si, tu, proprio tu… con quel “Sposami” ogni giorno. Anche a colazione quando non c’eri! Mi trovavo bigliettini ovunque, messaggi, sei stato insistente. – ridacchio mentre le slaccio il reggiseno da dietro la schiena.
-Alla fine ha funzionato, non credi?
La mia camicia è finita a terra, mentre le sua mani accarezzano il mio petto scendendo verso la cintura dei jeans, non vedo l’ora che anche quelli spariscano.
-In effetti ti ho detto di si perché stavi diventando assillante! – mi dice a fatica, mentre sono con la bocca sul suo seno. E’ perfetto per le mie mani, mi piace, lo adoro. Amo leccare la sua pelle, giocare con i suoi capezzoli, mordicchiarli fino a farla gemere forte.
-Ritira quello che hai detto! – le dico mentre la mordo più forte!
-Ma se è la verità!
-Non lo è! Ritira ho detto! – le do una sculacciata leggera sul sedere ridacchiando. Amo giocare con lei soprattutto quando non si tira indietro, quando mi permette di farle tutto quello che voglio, quando si sente libera di fare quello che desidera. Mi alza la testa dal suo petto tirandomi i capelli, ogni tanto la amo anche violenta!
-Mi hai appena sculacciata? – gli occhi sono sgranati e le guance rosse.
-No, ritira quello che hai detto!
-Tu mi hai sculacciata Edward! E non ritiro quello che ho detto, sei stato assillante!
-Ti amo, ritira quello che hai detto, se non lo fai ti sculaccio un’altra volta! – ridacchia e scuote la testa.
-Mi sento tanto una bambina!
-Oh, ma lo sei! Soprattutto quando fai la cattiva come adesso… - si mette a ridere, gettando la testa all’indietro e mi perdo ad osservarla. E’ così bella, semplice, perfetta. Ringrazio ogni santo del Paradiso per averla incrociata nel mio cammino, d’ora in avanti farò qualsiasi cosa per tenermela stretta e non farla scappare via.
-Ti amo Edward, e ti ho detto sì perché voglio sposarti e voglio vivere insieme e avere dei bambini e sentirmi chiamare “Signora Cullen!” – sorrido baciandola e stringendola a me.


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Sono rimasto sveglio per buona parte della notte a guardarla dormire, i capelli sparsi sul cuscino, una mano sulla pancia e l’altra sul cuscino intrecciata con la mia. Il lenzuolo che la copre fin sopra il seno, per paura che possa prendere freddo, una gamba piegata e l’altra stesa. Non so cosa ho fatto di buono nella vita per avere una donna così nel mio letto, in casa mia, che ha accettato di sposarmi. Ma di una cosa sono sicuro, ogni giorno della mia vita lo passerò a renderla orgogliosa di me, a non farle mai mancare i miei sorrisi, i miei abbracci e il mio amore.
Libero le dita dall’intreccio con le sue e mi alzo, silenziosamente attraverso la camera fino a recuperare nel comò quella benedetta scatolina. Me la rigiro tra le mani, indeciso se svegliarla per mostrarle il mio impegno o lasciarla a portata di mano per il risveglio di domattina. Il suo mugugnare e il fruscio delle lenzuola mi fa girare lentamente.
-Ehi, che fai lì? Torna a letto. – si solleva sui gomiti per guardarmi, la debole luce che entra dalla finestra la rende bellissima, e il seno che si intravede sotto il lenzuolo mi rende voglioso. –Edward, sono le cinque e mezzo del mattino! Che diavolo ci fai sveglio? – Perso nell’osservare la donna al mio fianco non avevo dormito, non avevo sonno, mi sentivo euforico, emozionato, innamorato ancora di più.
-Dovevo prendere una cosa. – dico tornando a letto e nascondendo il piccolo oggetto dietro la schiena.
-Adesso? Cosa ti serviva così urgentemente? Stai male? – si mette seduta e porta le braccia verso di me, come per verificare che sto bene, il lenzuolo le cade, drappeggiandosi attorno ai fianchi e denudando il busto.
-Sei bellissima, Bella. – incantato con lo sguardo sulla sua pelle mi metto in ginocchio sul letto, sedendomi sui talloni e mi schiarisco la voce. –Avevo bisogno di questo… - dico a voce bassa mostrandole, sul palmo della mano, la scatoletta. I suoi occhi si inumidiscono e si porta una mano alle labbra cercando di trattenere un singhiozzo. –Avevo bisogno di rendere tutto ufficiale, di occupare il mio posto nella tua vita, materialmente. Di dichiarare a tutti che ti amo e che voglio che diventi mia moglie. Avevo il bisogno di farti sapere che ho intenzione di viziarti, coccolarti e ricordarti che tu, solo tu, hai il mio cuore. E mi serviva urgentemente Bella… perché volevo che sul tuo corpo, oltre alle cicatrici passate, ci fosse qualcosa che ti ricordasse che quello che abbiamo ora, sarà per sempre.
-Oddio Edward! – sento solo le sue braccia attorno al collo, il suo esile corpicino premuto contro il mio e le lacrime bagnarmi la spalla. Non l’ho vista muoversi. Mentre mi stringe forte e le mie braccia si chiudono attorno alla sua schiena, abbracciandola così forte da farle diventare la pelle rossa, mi accorgo che anche i miei occhi sono lucidi e che le mie mani tremano. –Ti amo Edward. Ti amo! – si sposta per guardarmi negli occhi e lasciarmi un bacio dolce sulle labbra, il salato delle sue lacrime fa scendere le mie. –Sei un uomo meraviglioso. Sarai un marito eccezionale e un padre strabiliante. – Estraggo dalla scatolina l’anello, con le mani ancora tremolanti prendo la sua mano sinistra e faccio scivolare l’oro bianco sul suo dito, portandomelo alle labbra e mormorando poche parole, prima di prenderla in grembo e affondare dentro di lei.

-Ti amo Bella, per sempre.

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