martedì 8 aprile 2014

Capitolo 10





Capitolo 10


Pov Bella.


Dal pranzo con Edward sono passati due giorni. Due intere giornate in cui non si è fatto sentire, e neppure vedere. Ho seriamente pensato di aver combinato qualcosa, di aver detto qualche parola di troppo o cose sbagliate. Più volte mi sono trovata a guardare e controllare il cellulare per paura di non sentirlo, ma ogni volta restavo delusa. Ho condotto la mia vita normalmente, sono andata a lezione, sono tornata a casa e sono andata al lavoro, sono anche andata alla palestra la sera..ma di lui neppure l’ombra.

La professoressa non dava segni di guarigione, anzi sembrava peggiorare di giorno in giorno, di conseguenza presto sarebbe rimasta a casa, me lo sentivo. Per fortuna però, aveva deciso di aumentare le ore di lezione per poter finire in fretta il programma e darci modo di sostenere l’esame lo stesso giorno, anche se lei sarebbe rimasta a casa per malattia.

Tra poche ore passerà la terza giornata senza sentire Edward. E sono stesa sul letto, dopo essere tornata a casa dal lavoro, che penso se mandargli un messaggio o starmene buona ad aspettare. Si..ma aspettare cosa?! Entrambi abbiamo capito che c’è di più, che potrebbe esserci di più, perché siamo troppo affini, ci assomigliamo per certi versi..ed entrambi temiamo questo passo in avanti. E’ naturale che si sia staccato, che abbia fatto un passo indietro, soprattutto dopo aver visto come aveva reagito al bar dopo la mia domanda.. e allora..perchè diavolo sto così?! Mi decido a inviargli un messaggio, che male può fare?!


“Ciao Edward..sono tornata ora dalla palestra..George mi ha chiesto come mai è la terza sera che non passi a fare un saluto. Come stai? B.”


Con il dito tremante lo invio, pentendomene subito dopo. Sbuffo e mi cambio velocemente, infilandomi sotto le coperte e spegnendo la luce. Tanto non risponderà. Mentre penso a questo, continuamente negli ultimi due minuti, vedo una luce accendersi e spegnersi sul comodino. Mi sta chiamando.

-Pronto? – rispondo con la voce che trema.

-Ciao Bella.. – sembra tranquillo, sembra che non sia successo nulla in questi ultimi giorni.

-Ciao Edward..come stai?

-Bene..ho ricevuto il tuo messaggio. Piano piano passerà tutto..tu piuttosto, come stai? – come mai stasera ha voglia di fare conversazione?

-Bene..ho dovuto prendermi qualche giorno dalla biblioteca perché tua madre si sta ammalando e allora fa il doppio delle ore per finire il programma prima dell’esame, così poi può rimanere a casa e godersi la malattia.. sicuro di star bene? –volevo chiedere, non è che per caso sei arrabbiato con me?

-Si, sto bene! – una lieve risatina –In questi giorni sono stato a casa perché Emmett crede che sia meglio per me non uscire da solo..farmi vedere in compagnia, in modo che non possano trovarmi da solo..peccato che non c’era nessuno disposto ad accompagnarmi in giro.. – sorrido.

-Avrai sempre bisogno di una guardia del corpo d’ora in avanti?!

-A quanto pare si.. – scoppio a ridere. –Ti fa ridere questa cosa?

-No..E’ che è assurdo che un pugile bravo come te..abbia bisogno di qualcuno che pensi alla sua sicurezza! – ora ride anche lui, per fortuna.

-In effetti..è un po’ una cretinata..ma Emmett vuole così, e devo sottostare a quello che decide, per il mio bene e la mia carriera! – lo dice con una punta di veleno.

-Sai Edward..credo che Emmett e Rosalie ci credano veramente in te..e fossi nella tua situazione, non vorrei deluderli per nulla al mondo!

-Infatti non lo farò.. – sorride.

-Ora è tardi..Mi metto a letto che domattina se no mi sveglio con un diavolo per capello.. – tento di smorzare la tensione.

-Aspetta.. – ci tiene a precisare prima che possa dargli la buonanotte –Domani sera ti va se dopo il lavoro ci vediamo e beviamo qualcosa insieme? Qualcosa di semplice..giuro! – mi tremano le mani. Perché?!

-Si..io..si va bene. Passi direttamente alla palestra? – domando, giusto per sapere se devo portarmi qualcosa di meglio da mettere.

-Si, domani credo che verrò insieme a Emmett a fare un saluto..lui poi si arrangerà a tornare a casa…Lo convincerò a lasciarmi uscire da solo con te! Gesù..neppure a quindici anni ho avuto così tanti problemi per andare fuori con una ragazza… – lo sento ridacchiare e vengo risucchiata anch’io in quel vortice.

-Perfetto allora, ci vediamo domani..Buonanotte Edward.. – sorrido istintivamente.

-Buonanotte Bella! – il click del pulsante che termina la chiamata mi fa rendere conto che è tutto finito e che domani sera andremo a bere qualcosa insieme. Non vedo l’ora!

Prendo sonno tranquillamente, senza riflettere molto sulla chiacchierata con Edward. Quando mi sveglio la mattina seguente mi accorgo di essere in ritardo. Preparo il caffè e lo verso velocemente nel mio bicchierone da portar via e subito dopo mi cambio. Ringrazio mio padre e il suo insegnamento di far la doccia prima di andare a dormire, cosicché non debba ritardare ulteriormente. Volo fuori di casa per prendere l’autobus, e ci riesco, stranamente. Controllo il telefono solo quando sono finalmente in aula. Nessuno mi ha cercata.

La professoressa Masen entra in classe più malata del giorno precedente e si scusa.

-Ragazzi.. purtroppo ho una cattiva notizia. Non posso portare a termine il programma, ho già chiamato un sostituto fino alla fine della settimana, ma temo che il rimanente del programma d’esame dobbiate farlo autonomamente! – con questa notizia e il brusio di sottofondo non sento la vibrazione del telefono all’interno della borsa. Oggi comunque la lezione è regolare.

Come ogni ultimo giorno la pausa pranzo dura mezzora..giusto il tempo di prendere un tramezzino al volo e finire il mio caffè, ancora tiepido e poi via, si riprende! Lo ammetto, talvolta vorrei che tutto questo fosse già finito e essere soddisfatta di un bellissimo lavoro, magari come professoressa in un liceo, magari a Forks o Port Angeles…voglio tornare a casa mia. Dopo così tanto tempo fuori, sento la necessità di tornare alle mie radici, da mio padre, dai miei amici d’infanzia. La mia vita la sogno nella piovosa Forks, nonostante io odi con tutta me stessa la pioggia. Ma casa..ha un profumo diverso, ha un suono diverso..un calore, un abbraccio che ti fanno stare bene.

Le ore di lezione passano velocemente, o forse è solo perché sono davvero interessata a questo argomento, non so. Quando esco dall’aula con calma oggi, dato che non devo andare a lavorare in biblioteca, sono già tutti scomparsi. Restano solo poche macchine nel parcheggio e intravedo la Volvo di Edward. Sorrido involontariamente. E’ qui per me?! Sto per avvicinarmi all’auto quando lo vedo uscire dalla porta d’entrata con in mano un mucchio di libri e una borsa, mentre la professoressa Masen sbuffa a seguito dicendo “Sono influenzata Edward non infortunata..le mie cose riesco a portarmele!”. Ridacchio divertita e lentamente mi dileguo, dando le spalle a madre e figlio. Ma non vado troppo distante.

-Bella! – mi ha riconosciuta, cavoli! Mi volto sorridendo incerta.

-Edward! – alzo la mano in segno di saluto e lui mi raggiunge, aumentando il passo, con sua madre sempre a seguito, e con le sue cose ancora a braccio.

-Come stai? – mi chiede felice, giuro che non lo capisco. E poi…perché gira da solo?!

-Bene, tu? – mi rivolgo poi alla donna –Salve professoressa Masen! – con tutti gli studenti che vede di sicuro non si ricorderà di me.

-Salve..lei segue il mio corso di approfondimento, vero? E’ una delle ragazze sempre sedute nelle prime file.. – annuisco arrossendo.

-Mamma, lei è Isabella, la ragazza di cui ti ho parlato, la coinquilina di Alice.. Isabella, lei è mia madre, Esme! Almeno fuori dall’aula comportatevi da persone normali! – ridacchio e gli faccio la linguaccia, tendendo la mano verso sua madre.

-Piacere! – dico e poi mi rivolgo a Edward –Noi siamo persone normali Ed! Prima lo accetti meglio è! Che poi…che metro di paragone…sono normali i tuoi colleghi?! – dico scoccandogli un’occhiataccia e facendo ridere sua madre.

-Ben detto Isabella! Ti da del filo da torcere la ragazza..eh?! – sorride malizioso verso di me, facendomi arrossire.

-Oh non sai quanto mamma! – ridacchiando. Non avevo più il coraggio di aprire bocca, mi sentivo a disagio in quella situazione. Per fortuna però ci pensa sua madre a distogliere l’attenzione.

-Dai Edward..andiamo a poggiare i libri in macchina, poi se volete andremo a prenderci un caffè al bar.. – controllo l’orologio e mi accorgo che non è tardissimo, ma ho veramente la necessità di tornare alle accoglienti mura di casa e rilassarmi prima di questa sera.

-Ehm..ecco..io preferirei andare a casa, è scortese da parte mia ma devo prepararmi per il lavoro e vorrei risposare qualche minuto..facciamo un’altra volta, volentieri! – cerco di modulare la voce, per non tartagliare, eppure la timidezza mi frega.

-Torni con l’autobus? – mi chiede Edward guardandomi dubbioso, annuisco solamente.

-Oh no, dai…Ti accompagniamo noi! Infondo Edward non ha molto da fare e allungheremo di poco la strada.. – sgrano gli occhi dalla sorpresa per la gentilezza di Esme e poi arrossisco scuotendo la testa.

-Non vorrei approfittarne, prenderò l’autobus come sempre, davvero…grazie comunque dell’offerta! – sorrido cercando il mio abbonamento nella borsa e cominciando a fare piccoli passetti all’indietro.

-Dai Bella non farti pregare..ti accompagno e se vuoi sdebitarti ci offri un caffè.. – gli lancio un’occhiataccia, davvero non ha capito che mi sento a disagio a stare con sua madre? Insomma..è la mia professoressa!

-Edward..grazie ma.. – mi interrompe alzando una mano.

-Devo sdebitarmi anch’io..e quello che hai fatto tu è molto di più che un passaggio a casa. Per cui..per favore Isabella, sali in macchina.. – sbuffo sorridendo.

-Hai vinto! – cedo solo per non fare brutta figura con la professoressa e poi li seguo alla Volvo di Edward.

-Allora Isabella…

-Ehm..preferirei Bella..se non le dispiace.. – ci tengo a precisarlo, perché Isabella era il nome di mia nonna e io sono sempre cresciuta sentendomi chiamare Bells da mio padre e da Jake, è più comodo.

-Bella.. – sorride –Oltre a seguire il mio corso hai detto che lavori..che lavoro fai? – tossisco e arrossisco. Non c’è nulla da vergognarsi, ripeto a me stessa.

-Ehm..la ragazza del ring in una palestra che fa incontri tutta la settimana.. – con un figlio pugile di sicuro sa di cosa parlo. –Ed ho anche un lavoro part-time in biblioteca, da cui ho preso qualche giorno di ferie per seguire..le..sue lezioni.. – dico imbarazzata. Edward sorride appena mentre sua madre mi guarda un po’ allibita. Beh..almeno ha già conosciuto il mio lato peggiore, prima di vedere il migliore, no?!

-E’ lì che hai conosciuto Edward? – annuisco e sorrido appena ricordando il nostro “incontro”.

-Beh..diciamo che non siamo stati tradizionalisti mamma… - si siede in auto guardandomi velocemente dallo specchietto retrovisore. –Abbiamo avuto una serie di circostanze antipatiche, poi però..siamo diventati amici! – sorride e non posso fare altro che lasciarmi contagiare. Stavo bene con lui, davvero tanto.

-Nel momento in cui ti hanno picchiato degli incoscienti al pari tuo?! – evidentemente a sua madre non andava a genio la sua occupazione.

-Si mamma…proprio in quel momento! Lei è la ragazza che mi ha raccolto da terra, mi ha portato a casa sua e mi ha medicato..ora possiamo non parlarne?!

-A te sta bene che mio figlio per vivere dia pugni alla gente Bella? – che c’entravo io ora?!

-Ehm..in realtà…ecco…io.. – che diavolo dovevo rispondere?

-Quello che faccio della mia vita non interessa a nessuno mamma, tanto meno a lei! Basta con questa storia.. – si sta irritando e un po’ mi dispiace. Ricordo la conversazione di quella notte e del momento in cui mi ha raccontato il perché aveva iniziato a fare il pugile. In fondo..era lo stesso motivo per cui io avevo deciso di andare dall’altra parte del mondo, rispetto a Forks, per continuare i miei studi.

-Edward è bravo in quello che fa..e se a lui va bene così..non vedo perché insistere. So per certo che potrebbe avere molto di più, ma se si accontenta così..non possiamo fare nulla per cambiare le cose..Quando vorrà sarà lui stesso a cambiare! – E’ la stessa cosa che ho detto a Jake quando sono partita per Londra.


Flashback

-Ciao Bells! – era appena entrato in casa con due pizze.

-Ciao Jake, accomodati.. – abbiamo parlato del più e del meno per tutta la durata della cena per poi scendere in argomenti più spinosi, come il nostro futuro. E’ lì che ho sganciato la bomba. –Jake..io..mi trasferisco a Londra. Ho trovato un corso di letteratura avanzato si divide in tre master praticamente..ed è quello che voglio fare ora della mia vita..

-C..cosa? parti..di nuovo? L…Londra? – era stupito e un po’ deluso. Quando ero tornata avevo detto a tutti che non mi sarei più allontanata, poi..poi però ne sentivo il bisogno. Avevo voglia di prendere in mano il mio futuro e farci qualcosa di concreto.

-Potrei avere molto di più Jake, è vero..magari frequentare un corso qui vorrebbe dire vedervi più spesso e non allontanarmi ancora ma..Jake..è quello che voglio..non puoi fare nulla per farmi cambiare idea… - pensavo che mi avrebbe urlato addosso e invece aveva passato tutta la sera con me abbracciato, dicendomi che era fiero della mia scelta.

Flashback


Edward mi ringrazia silenziosamente dallo specchietto retrovisore, mentre fa manovra per parcheggiare sotto casa. Esme invece si volta a guardarmi.

-E’ un pensiero un po’ troppo marginalista secondo me..insomma..sono sicura che ci sia qualcuno in grado di fargli riprendere le redini della sua vita, di mettergli di fronte i suoi successi al college..dobbiamo solo trovare quella persona.. – eppure i suoi occhi sembravano parlarmi chiaramente, come se volesse farmi intendere che conosceva già chi poteva cambiarlo. Si..ma chi? E soprattutto..come avrebbe fatto?! Edward aveva detto chiaramente che quella era la sua vita, si sentiva bravo, si sfogava..riprendere medicina era escluso..e lo capivo, fin troppo bene.

Sua madre invece, era del tutto convinta che sarebbe rinsavito e avrebbe seguito la retta via…grazie a una persona. Bastava solo trovarla! Le pareva facile?!

Capitolo 9



Capitolo 9


Pov Bella.

Stamattina mi sono svegliata contenta, per una volta, e senza il solito grugno mattutino che mi fa pretendere silenzio e caffè, come cose principali. Non so cosa mi è successo, come se il mio corpo fosse pieno di energia ed avesse voglia di sputarla fuori il prima possibile. Tanya giustamente mi ha presa in giro per gran parte della mattinata, indipendentemente dalle lezioni da seguire, arrivavano messaggini simpatici e un po’ fastidiosi che si burlavano di me. Ridevo, rispondevo con una linguaccia e mi riconcentravo.
Oggi la professoressa sembrava più stanca del solito e con il volto pallido e il naso rosso, nonostante il trucco, e sperai che non si stesse ammalando, o tutti i miei progetti finivano nel cassetto. Era a buon punto nel programma ed io ero davvero a buon punto con lo studio. Se fosse andato tutto secondo i piani fra un mese sarei stata a Forks e avrei riabbracciato mio padre e Jake. Ma se la madre di Edward, e pensare a questo mi dava davvero troppi altri pensieri, si fosse ammalata..avrebbe dovuto recuperare le giornate perse a fine del corso ed avrei dovuto rinunciare poichè i biglietti per tornare sarebbero stati troppo cari perché a cavallo delle festività.
Tutto questo comunque..non spiega il motivo per cui in questo momento, all’una e un quarto circa, sono seduta ad un tavolo di un bar di fianco alla facoltà, con Edward.
Vediamo se mi torna in mente…
Erano circa le undici quando il mio cellulare ha preso a vibrare nella borsa, ero indecisa se leggere il messaggio o maledire più tardi Tanya e il suo dannatissimo senso dell’humor di questa mattina. Invece mi convinsi ad afferrarlo, nonostante fossi tra le prime file, e a leggere l’ennesimo messaggio. Mi sorpresi a vedere il mittente diverso: Edward.  

“Buongiorno, probabilmente ti starò disturbando durante la lezione, interessantissima senz’altro, della tua amatissima professoressa Masen –linguaccia-…ma mi stavo chiedendo se ti andasse un caffè nel pomeriggio…E”

Avevo sorriso e ignorato il messaggio finché non sentì di nuovo la vibrazione attivarsi. Ripresi il telefono controllandolo dopo solamente venti minuti. Non era possibile che mi avesse scritto di nuovo in così poco tempo. E invece era proprio lui.

“Sai che sarei capace di sbatterti fuori di casa se non accetti? – linguaccia – E”.

Avevo sorriso istintivamente, sapevo che non faceva sul serio e decisi di rispondere per farlo smettere.

“La lezione di tua madre è molto interessante, e tu me la stai facendo perdere. Purtroppo devo rifiutare per il caffè, sono impegnata oggi. Ci sentiamo in un altro momento. B.”

Ero riuscita ad ascoltare gran parte della lezione, e mancavano solo dieci minuti alla fine, quando il telefono vibrò di nuovo. Scocciata lessi velocemente il messaggio, scoppiando a ridere silenziosamente.

“Dovrò dire a mia madre di lasciarvi uscire prima, ti sto aspettando da cinque minuti abbondanti. Ho deciso che pranzeremo assieme. Senza possibilità di rifiutare. E”

Quando ero uscita dall’aula mi sentivo stranamente elettrizzata nel vederlo. Si lo so che era stupido considerato i precedenti e la promessa di andarci piano. Ma mi sentivo bene e non ricacciai indietro quella sensazione e non mi privai neppure del beneficio che ebbe sul mio corpo la vista di lui, appoggiato alla macchina, con l’occhiale da sole, un cappellino a coprire il volto rovinato dopo i pugni di ieri, una t-shirt sotto una giacchetta sportiva e un jeans attillatissimo. Dio com’era bello. Lo era sempre stato, ma solo ora gli davo la giusta importanza.
-Ciao Bella! – scossi la testa sorridendo e avvicinandomi.
-Ciao Edward! Lo sai che è scortese non chiedere il permesso? – lui mi guardò con un ghigno e poi scosse la testa.
-Come stai? E si..so che è scortese chiedere il permesso, ma tu hai detto che dovevi rifiutare per il caffè per un impegno, non che non avessi voglia di vedermi, per cui ho colto la palla al balzo! – il sorriso trionfante mi fece sorridere, anche se avrei dovuto essere arrabbiata.
-E sia! Ma qualcosa di leggero o mi addormenterò studiando questo pomeriggio! Comunque sto bene, tu piuttosto? – lui abbassò l’occhiale da sole per un momento e mi guardò torvo.
-E tu avresti rifiutato un caffè con l’impegno di..studiare? – annuii. –Oh cielo! Ho incontrato la nuova Jane Austen!
-Anche se è un grandissimo onore essere paragonata a lei, ti ricordo che io non scrivo assolutamente, non ci proverei neppure! Per cui è un insulto a lei principalmente! Per il famoso caffè.. – dissi rimarcando la parola caffè – Ti ricordo che devo lavorare questo pomeriggio, e che questo corso prevede un esame finale per cui devo davvero studiare.. – annuì e staccandosi dall’auto mi fece segno di seguirlo. Lo affiancai e insieme proseguimmo verso un bar poco distante in cui ci sedemmo ad un tavolino, di fianco alla vetrata enorme, da cui potevamo vedere il passeggio fuori.
-Allora, come è andata la lezione stamattina? – lo guardai, incrociando le braccia al petto.
-Oh..sono stata molto distratta..un ragazzo molto, davvero molto, irrispettoso ha pensato bene di interrompermi più volte dall’ascoltare la Magnificenza che ci stava spiegando un capitolo molto importante dell’ultimo libro che dovrò leggere.. – ovviamente avevo esagerato un po’, ma solo per stimolare un po’ la conversazione!
-Dovrò picchiarlo questo ragazzo! Anche se credo non sia stata molto interessante come lezione, anzi..credo che mi sarei annoiato a morte fossi stato in te.. – scossi la testa sorridendo.
-Passerei le ore intere con tua madre a parlare di letteratura! – sbuffò e incrociò le braccia facendo il broncio tipico di un bambino che si sta per mettere a piangere.
-La mia mamma mi ruba sempre le conquiste più intelligenti! – risi ancora più forte.
-Io non sono una tua conquista!
-Non ancora! – si corresse e sorrise. –Allora, cosa prendi da mangiare? – guardai verso il bancone e individuai dei tramezzini.
-Due Tramezzini andranno benissimo! – ovviamente la sua occhiataccia sembrò dirmi “davvero mangi solo due tramezzini per pranzo?!” –Che c’è?
-Ma..come fai a reggerti in piedi? – diventai un po’ rossa per l’imbarazzo e poi mi rilassai. Edward sapeva cose ben peggiori che diamine!
-E’ un’abitudine che ho preso fin da piccola, purtroppo. Faccio un’abbondante colazione la mattina, con tutto quello che è possibile mangiare e poi a pranzo stuzzico qualcosa per non addormentarmi nel pomeriggio. A cena recupero! – non sembrava molto convinto.
-Mah, sarà! – scrollò le spalle e si avviò ad ordinare. Tornò con un vassoio pieno di roba e lo guardai trucidandolo con lo sguardo.
-E questa roba per chi è?
-Due tramezzini sono per te..il panino e due tramezzini per me, insieme all’acqua e alla spremuta, ti ho preso dell’acqua va bene, miss-citengoallamialinea? – lo guardai sgranando gli occhi.
-Come…Mi..mi..hai chiamata? – lui scrollò le spalle. Scoppiai a ridere! –Tu pensi che io non mangi a pranzo per la linea? Oddio! – scossi la testa ridendo forte. –Edward..l’altra sera ho mangiato circa tre crepes all’una di notte, secondo te può davvero importarmi del peso?! – scossi la testa prendendo due dei tramezzini.
-Non mi fido ancora..dovrei portarti a cena per assicurarmene! – lo sguardo indagatore mi fregò.
-Oh..ti farò ricredere vedrai! – sorrise soddisfatto e mi guardò alzando il sopracciglio.
-Hai appena accettato un invito a cena lo sai?! – la mia espressione confusa lo fece ridere, ed io mi sentii leggera a quel suono. Dovevo fare attenzione, andarci piano e con tranquillità. Infondo..stavamo condividendo un pranzo, blando, ma pur sempre pranzo era…insieme ad altre venti persone all’interno del bar. Non c’era nulla da preoccuparsi. E per la cena..c’era tempo, ancora non avevano deciso nulla e..non era il caso di farsi crucci inutili proprio ora.
-Ne sono consapevole..si! – sorrisi maliziosa ed addentai la prima parte del mio pranzo.
Continuammo a chiacchierare di cose futili per tutto il tempo, finché non gli domandai se sentiva ancora dolore. La sua espressione mutò radicalmente. Da serena e spensierata che era, con quell’aria di tranquillità e un felicità, passò a essere irrequieto e deluso allo stesso tempo.
-Sto meglio, mi bruciano i tagli ogni tanto, ma sono un pugile Bella, sono abituato alle botte! – io volevo solo sapere come stava, e invece l’avevo reso un po’ burbero.
-Okay, meglio che siano passati i dolori! Sei mai stato negli Stati Uniti? – cercai di cambiare velocemente l’argomento, per fargli cambiare rotta e vederlo come prima.
-No.. – tentativo fallito. La risposta sintetica e anche lo sguardo abbassato mi fa un po’ preoccupare, ma non posso insistere.
-Ti piacerebbe andarci? – non sapevo più cos’altro chiedere! Insomma..del suo passato non me la sentivo di parlare perché sapevo che aveva ricordi non felici, del mio di passato era meglio non sapere perché c’era solo da essere tristi..per cui mi venivano in mente solo domande stupide.
-Forse, un giorno..ora no. – almeno era una risposta un po’ più articolata, sempre con il tono buio di poco fa però. Stare a pranzo con una persona che guarda in basso o fuori dalla finestra e neppure si impegna a fare conversazione non è quello di cui ho bisogno oggi. Ero così contenta, possibile che in un attimo la mia giornata si è rovinata?! Dannazione!
-Okay..ora è il caso che io vada. – tirai fuori una banconota per il pranzo, e l’appoggiai sul tavolo. –E’ stato bello passare un po’ di tempo con te.. – gli sorrisi, anche se teneva lo sguardo fuori dal locale. –Ci vediamo Edward…grazie! – mi alzai, raccogliendo le mie cose e in quel momento lo sentì parlare, anche se mi aspettavo qualcosa di diverso.
-Si..Si..ci vediamo..Ciao Bella! – il cambio d’umore mi diede il senso di nausea. Non mi sembrava una domanda così difficile da affrontare..poi mi ricordai che stavamo parlando di Edward-non-supero-i-problemi-li-aggiro! Scossi la testa uscendo velocemente dal bar e sbuffando. Quando le cose non volevano andare..non andavano!

Edward pov.

Avevamo riso, parlato molto, ci eravamo conosciuti un po’ di più rispetto a domenica sera. Ma cose tutte molto facili da affrontare. Poi mi aveva posto quella domanda e il motivo per cui avevo la necessità di vederla era ritornato.
Emmett ieri sera aveva insistito perché gli raccontassi effettivamente come erano andati i fatti, non aveva creduto che Isabella fosse lì ed io non me la sentii di continuare quella farsa.

Flashback
-Allora Edward, adesso siamo solo noi tre..raccontami come sono andate veramente le cose ieri.. – aveva preso posto sul mio divano rosso bordeaux e attendeva, con un braccio sul bracciolo e l’altro disteso sullo schienale.
-Ero nella palestra in cui fanno gli incontri…Ho intravisto quei due tizi che abbiamo incontrato due settimane fa all’associazione pugili, li ricordi Emmett? – sbuffai prendendo posto sulla poltrona di fianco al divano, lui annuii e io iniziai a raccontare –Sono uscito fuori a prendere una boccata d’aria subito dopo, avevo bisongo di schiarirmi le idee… – di certo non potevo dirgli che ero furioso perché Bella mi ignorava al momento. –E ho trovato questi che cercavano qualcosa attorno alla mia auto, mi sono avvicinato chiedendo se avessero perso qualcosa e loro mi hanno chiesto se ero “Edward Cullen” a un mio segno affermativo mi hanno preso di peso e trascinato nel vicolo. – sbuffai ancora al ricordo. Non potevo fare niente per rispettare il patto con Emmett e per non farmi squalificare ma mi pesava di brutto essere inferiore e subire. Io non ero uno che subiva passivamente. Mai stato. Ero sempre quello che agiva, che aveva tutto sotto controllo, che era attivo. –Hanno detto che avrei dovuto ritirarmi dalla gara, che era meglio per me, che ne avrei pagato le conseguenze. Ho provato a fare delle domande e chiedere, ma ogni parola era un pugno, picchiavano forte e non ho alzato un dito per non essere squalificato..Poi hanno tirato fuori il coltello e mi hanno graffiato in più punti..
 Flashback.

Ripensai in quel momento alle cure amorevoli di Bella. Era stata delicatissima, anche se lei affermava il contrario, e il suo tocco mi aveva fatto stare bene per un po’. Non solo. Si era presa cura di me come farebbe una sorella, una mamma, una fidanzata, con tutto l’affetto possibile che poteva scaturire da quella situazione, e forse anche di più per i suoi standard. Ho capito che tipo di ragazza è, ho capito che non è la classica tipa da una botta e via, “Ti telefono io domani. Ciao”. Non è una ragazza che ti cerca solo perché sei il figlio della professoressa e ciò ti fa avvantaggiare nell’esame.
Tutto, completamente il contrario.
Ha sofferto, esattamente come me. Forse addirittura di più.
Si è staccata dal padre per venire a studiare lontano, per cercare un’indipendenza, per fare qualcosa della sua vita. Non si è spenta. Non si è abbattuta. Non ha aggirato il problema, come ho fatto io. E’ forte Bella, e me ne sono accorto da ciò che riesce a trasmettermi.
E’ per questo che avevo voglia di vederla, per sentirmi bene ancora una volta, per avere quel battito di cuore leggero e spensierato che hai solo quando sei felice e in pace, ed io lo sono con lei, per la prima volta mi sento davvero così! Peccato che ricordarmi di cosa è successo mi faccia imbestialire e mi faccia pensare alle parole di Emmett.

“Non devi assolutamente girare da solo, neppure la sera. Devi essere accompagnato, farti vedere impavido, coraggioso, che nessuna minaccia ti può scalfire..se pensano che alla prima difficoltà ti ritirerai dalla gara allora crederanno di averti in pugno. Non dobbiamo assolutamente lasciarli agire. Mi libererò dagli impegni dei prossimi giorni per farti da accompagnatore, poi assumeremo qualcuno…e Edward…Non credo sia il caso di andare alla palestra, o farti vedere in giro con una donna! Potrebbero prenderla di mira e…non possiamo difendere chiunque.”

Come potevo pensare di agire così? Non avevo paura, quello no, ma avrei perso la mia libertà. Oggi ho aggirato le parole di Emmett solo perché gli ho detto che sarei andato da Bella e avremmo mangiato insieme, ed anche se la cosa non gli piaceva granchè mi ha lasciato fare solo perché l’ho convinto che volevo ringraziarla… ma ora lei se n’è andata..e io sono solo. Forse se non mi fossi chiuso a riccio nei miei problemi, a quest’ora lei sarebbe ancora qui, seduta di fronte a me a sorridere e chiacchierare come poco fa. Mi manca, mi manca di già. Mi alzo e vado a pagare, nel raccogliere il cellulare dal tavolo noto una banconota. Bella ha pagato la sua parte del pranzo, ed io mi sento un fallito, non sono riuscito a fare neppure l’uomo.