giovedì 18 giugno 2015

Capitolo 59

Edward Pov.


Ho liberato l’isola in cucina, ho cercato di dare una sistemata al piano come potevo, speravo che non notasse il disastro che la circondava, anche se era impossibile. Se mi avesse avvisato del suo arrivo avrei riordinato, invece ora mi tocca fare la figura del perfetto imbecille che non sa prendersi cura di una casa. Che cretino!
Le due tovagliette, le posate, i bicchieri, i piatti e le bacchette sono pronti, due sgabelli, uno accanto all’altro anche. E’ così bello preparare per due che devo avere un sorriso enorme sul viso, perché mi fa male il muscolo della mandibola. Ma non importa. Lei è qui.
E me ne convinco quando la vedo arrivare scalza, con indosso un paio di pantaloncini che le arrivano a metà coscia e una maglia a maniche lunghe di una taglia più grande, con lo scollo largo che le scende sulla spalla, facendo intravedere la spallina di un reggiseno color verde acqua. I capelli sono raccolti sulla testa, disordinatamente, ed è meravigliosamente semplice e bellissima.
-Sei bellissima…- riesco a dirle avvicinandomi per prenderla tra le braccia. Lei sorride e le sue guance si colorano di rosa acceso, l’effetto dei complimenti che le faccio, nonostante sia passato molto tempo. Mi piego sulla sua bocca, vorrei poterla tenere sempre con me. –Ti amo Bella. – le dico ancora una volta prima di appoggiare le mie labbra sulle sue e schiuderle subito per incontrare la sua lingua. Lei, delicata, si fa strada nella mia bocca, cerca la mia lingua che insieme si inseguono, lottano, mentre le sue mani salgono sulla mia schiena fino alle spalle. Non resisto, non ce la faccio a separarmi da lei ora. Afferro la maglietta e la tiro via, staccando i nostri visi solo per una frazione di secondo. –Ti voglio. – le sussurro tra un bacio e l’altro quando le mie mani incontrano la sua pelle nuda. La stringo a me e lei si inarca per avvicinarsi di più, per far combaciare ogni centimetro del suo corpo con il mio.
Tengo gli occhi chiusi, ma percorro con le dita il suo corpo fino all’elastico dei suoi pantaloncini e li spingo giù, non chiedo il permesso, non chiedo se lei lo vuole o meno, le sue mani che mi graffiano da sotto la maglietta mi dimostrano che non sto facendo nulla di sbagliato. Mi separo da lei per osservarla, per rendermi conto che non è una mia fantasia, che è lei, meravigliosa e reale nella mia cucina, in intimo. E che intimo.
Tra poco scoppio nei pantaloni, ne sono sicuro. Il completo che indossa la avvolge meravigliosamente, questo colore le dona tantissimo sulla pelle chiara.
-Allora, ti piaccio? – dice sorridendomi imbarazzata e spostando il peso da un piede all’altro. Le faccio segno con il dito di girarsi, perché possa ammirarla meglio e nel frattempo mi allontano di un passo. Ho il respiro bloccato. Lei si morde il labbro, con le gote rosse e lentamente si volta verso di me, dandomi le spalle. Il sedere scoperto grazie al perizoma che indossa, abbinato al reggiseno, è un colpo al cuore e non solo. Alzo gli occhi sulla sua schiena, i capelli sono ancora raccolti e mi permettono di vedere il tatuaggio sulla spalla. Quel cuore che sta cadendo dove c’è incisa la mia iniziale. Mi tolgo la maglia e lascio cadere i pantaloni della tuta, avvicinandomi e inglobandola tra le mie braccia.
-Vieni… andiamo in camera! – le dico appoggiando le mie labbra sulle spalle scoperte.
-Non avevi detto che volevi provare tutte le superfici del tuo appartamento?! – mi dice sorridendo mentre con una mano stringe il mio sedere. Mi abbandono contro di lei sospirando.
-Sto cercando di non saltarti addosso come un animale, per favore non tentarmi!
-Io non mi lamento mica, il tuo lato animalesco certe volte mi piace… - me l’ha chiesto lei, continuo a ripetermi, mentre le slaccio il reggiseno e lo lascio cadere di fronte ai suoi piedi e poi scendo a toglierle l’ultimo pezzo di intimo che la ricopre. –Non mi hai risposto prima, ti piaccio? – la sua voce roca e bassa mi spedisce direttamente in paradiso. Le lascio un bacio bagnato sul collo, per poi mordicchiare la sua pelle in più punti. Sto cercando di calmarmi e di pensare a come rispondere per non sembrare una bestia. –L’ho comprato pochi giorni fa, c’era un negozietto che svendeva tutto e ne ho approfittato…ho la valigia colma di completini per te! – mi accorgo che con il pollice infilato nell’elastico dei boxer sta tentando di farli scendere. Mi stacco da lei per aiutarla e nel frattempo lei si gira. Non credo di riuscire a durare più di qualche minuto.
Il suo corpo nudo di fronte a me, la guardo e lei guarda me. Non resisto. Non resisto davvero. Eppure è lei che si avvicina, mi accarezza una guancia e poi scende sul collo, sul petto, sulla pancia, per arrivare infine a racchiudere il mio sesso tra le sue dita e iniziare un movimento lento che mi fa gettare la testa all’indietro dal piacere. Quando aumenta il ritmo sento che verrò come un ragazzino alla prima esperienza se non faccio qualcosa e non voglio venire sulla sua mano, in piedi nella cucina. Voglio essere dentro di lei. Le prendo il polso tra le mie dita e l’allontano da me per poi piegarmi appena e prenderla in braccio con le mie mani sul suo sedere nudo. Le sue gambe si chiudono attorno a me e il suo centro caldo è a contatto con la mia asta che pulsa di desiderio. Cammino fino ad appoggiarla sul tavolo del salone, con il piede sposto la sedia e non mi interessa che sia caduta, continuo a baciarla con una mano sul collo e l’altra ancora ferma sul sedere e il suo bacino che si muove lentamente addosso a me. E’ una tortura.
-Tu non mi piaci Bella, tu mi fai impazzire. Ti desidero, ti voglio, hai un corpo favoloso e mi è mancato stare dentro di te! – riesco a dirle appoggiandola sul tavolo perdendomi con le mani sui suoi seni meravigliosi. Un gemito più roco degli altri arriva direttamente tra le mie gambe rendendomi incontrollabile. Le mie labbra si spostano sul suo collo, scendendo ancora e ancora fino a mordere leggermente i suoi capezzoli guadagnandomi gemiti sempre più alti. La mia lingua la tortura fino a scendere in ginocchio di fronte a lei e leccare la sua intimità; lei sospira e geme, sospira e geme, segue il ritmo della mia bocca su di lei e mi fa impazzire.
-Ti voglio Edward…ti voglio! – è un attimo, sono di nuovo in piedi di fronte a lei, le sue mani scendono tra i nostri corpi guidandomi dentro di sé. Lentamente mi unisco con la mia donna sentendomi su di giri e felice come mai. Frenesia, amore, passione, desiderio. Mentre spingo dentro al suo corpo e le nostre voci roche si mescolano in gemiti e sussurri mi sento finalmente completo. La stringo forte, le sue mani si aggrappano ai miei capelli mentre le nostre bocche sono ancora impegnate a divorarsi. –Più forte Edward, più veloce…
Abbandono la testa sulla sua spalla, mentre con il bacino mi muovo più veloce e mi spingo più forte dentro di lei, ancora e ancora fino a quando le sue pareti si stringono attorno a me e la sua pelle si ricopre di brividi. Mi alzo per guardarla, la testa gettata all’indietro le mani a sostenersi sul tavolo, il seno che segue l’onda delle mie spinte e perdo la cognizione del tempo e dello spazio, tutto sparisce, c’è solo lei che a bocca aperta e occhi chiusi si lascia andare al piacere. E vengo. Mi riverso in lei completamente.
-Cazzo si! Si… oh Bella! Dio mio! – appoggio la fronte sulla sua spalla e la stringo forte. Lei si appoggia meglio contro di me e passa le sue dita tra i miei capelli.
-Mi sei mancato Edward! Ti amo! – il suo bacio sulla testa mi fa rabbrividire, così delicato, così potente. Potente di quell’amore che ci lega e che non se ne andrà mai, ne sono sicuro.
-Ti amo anche io! – la bacio, su tutto il collo, sulla mandibola, gli occhi, il naso, le guance e poi arrivo alle labbra, con piccoli tocchi per poi giocare di nuovo con la sua lingua. Non smetterei mai di baciarla. –Vieni, andiamo a fare una doccia! – cammino portandola in bagno, non esco da lei finché non siamo sotto il getto d’acqua calda. Le sciolgo i capelli e passo le dita in mezzo alle sue ciocche color cioccolato. –Sei bellissima… - le dico sorridendo e lei arrossisce, ancora una volta, per i miei complimenti. Spero che non cambi mai questa cosa, amo vedere le sue guance rosse grazie a me.
Ci insaponiamo a vicenda, le sue mani sul mio corpo e le mie sul suo accendono di nuovo il desiderio, mi contengo con non so quale forza, non so come sia possibile quando il suo corpo nudo mi chiede solo di prendermi cura di lei. Si volta di schiena per permettermi di lavarle i capelli, come ho fatto io poco fa piegandomi in avanti. Quando sciacqua lo shampoo però non si gira e si avvicina a me di spalle, afferrando le mie mani e portandole sui seni.
-Temo che tu abbia saltato qualche parte del mio corpo dove sono ancora tanto bisognosa di attenzioni… - mi sussurra. Amo questa donna. La amo perché è la mia metà, davvero. Non è uno di quei pensieri da sedicenne arrapato, ma da uomo maturo che pensa ad un futuro insieme. Almeno credo.
-Mmm…hai ragione! Serve più attenzione… - una mano continua a stringerle il seno, palpandolo, l’altra scende sotto il suo ombelico, fino al clitoride che aspetta solo le mie dita. –Cristo, sei sempre pronta per me! – sento le sue gambe tremare a contatto con le mie quando porto le mie dita ad accarezzare il fascio di nervi che la farà sciogliere addosso a me in poco tempo. E non voglio aspettare o prendermela con calma o essere dolce, deciso la tengo contro di me per sorreggerla, appoggiando il mio braccio sotto il suo seno e con le dita mi muovo in circolo a ritmo costante e premendo sul piccolo bottoncino tra le sue gambe. I suoi lamenti di piacere sono alti, la sua voce rimbomba nel bagno e mi sento scoppiare di nuovo, la voglio, Dio quanto la voglio! Le sue mani si aggrappano ai miei capelli, per tenersi o per farmi capire quanto le sta piacendo il mio gioco e poi sento le sue gambe tremare di più e il suo corpo irrigidirsi.
-Sì, Edward…sì! Oh..così, sì! Sì! Sì! – la tengo più forte mentre cavalca l’orgasmo e il suo corpo caldo contro il mio, sotto il getto dell’acqua mi fa impazzire. L’appoggio contro il muro della doccia divaricandole leggermente le gambe e portandole il bacino più indietro, verso di me, pronto ad entrare in lei. E lo faccio, con una spinta decisa, aggrappandomi ai suoi fianchi. –Cazzo! – si lascia sfuggire stringendo le dita in un pugno.
-Ti ho fatto male? – le chiedo fermandomi, lei scuote la testa riaprendo il pugno. Forse non si aspettava questa frenesia da parte mia. Mi fa impazzire e non riesco a controllarmi. –Fermami se ti faccio male… ho bisogno di spingere. – le dico appoggiando la testa sulla sua spalla. Lei biascica un debole sì, travolta dalle sensazioni e io mi trovo a spingere una volta e poi due, sempre con maggiore forza. Appoggio una mano al muro, di fianco alla sua mentre con l’altra mi tengo al suo fianco, la stringo e lei geme. Temo di farle male ma lei non mi ferma e io godo nel sentire come il suo sedere si appoggia al mio bacino mentre spingo e la vedo chiudere gli occhi e sospirare di piacere.
-Dio, ho una voglia di te pazzesca! Non riesco a fermarmi, non riesco a ragionare…Cazzo, ci sono quasi…dimmi che sei vicina, dimmi che ci sei, che sei con me! – intreccia le mie dita con le sue e le stringe, poi porta le mie dita sul suo clitoride e le lascia libere.
-Toccami! – mi tengo con una mano appoggiato al muro, con l’altra sono tra le sue gambe, la sua mano sale sul seno mentre l’altra si tiene come può al muro. –Dio sì! – la sua testa abbandonata alla mia spalla, le spinte sempre più forti, le mie dita che si perdono tra le pieghe della sua intimità. Il suo centro caldo si stringe attorno al mio membro, i suoi umori mi travolgono e le scosse del suo piacere innescano il mio orgasmo. Chiamo il suo nome più volte spingendomi più a fondo dentro di lei nelle ultime spinte, come se volessi fondermi insieme.
-Riusciremo mai a mangiare stasera? – mi chiede ridacchiando e trascinandomi in una risata con lei. Finiamo la doccia dopo un’altra mezzora di baci e carezze e finalmente approdiamo in cucina. Lei ha indossato le cose che aveva prima, senza intimo e questa cosa mi manda in estasi. Io avevo seguito il suo esempio e avevo indossato i pantaloni della tuta senza boxer. Gli sgabelli erano stati avvicinati di più, praticamente eravamo incollati, il cibo era stato riscaldato e alla prima forchettata guardai l’orologio compiaciuto. Erano passate le dieci da un bel pezzo.
-Perché hai chiamato James perché ti venisse a prendere? Potevo arrivare io fino all’aeroporto se mi dicevi a che ora arrivavi!
-Si chiama sorpresa, Edward! – ridacchia scuotendo la testa. –Comunque in realtà sono arrivata verso le tre del pomeriggio, mentre tu eri nel pieno del turno! Così mi ero già accordata con James, sono stata dalle ragazze finché aspettavo che tornassi a casa! Poi tra una chiacchiera e l’altra abbiamo perso la cognizione del tempo e quindi era arrivata ora di cena. – intreccio le mie dita alle sue e le lascio un bacio sulla guancia.
-Grazie di essere qui… Avevo davvero bisogno di te, anche se non volevo ammetterlo! – evviva la sincerità. Lei mi accarezza una guancia con la mano libera e poi mi sorride dolcemente.
-Sono dannatamente felice di essere qui Edward! Non ringraziarmi!
-Allora, quanto tempo rimani? – le chiedo portandomi un pezzo di pollo in agrodolce in bocca e gustandolo bene. Finalmente un pasto decente. Lei arrossisce e guarda alle nostre mani unite, perdendo il contatto con i miei occhi. Le lascio il tempo di rispondere, anche se la sua reazione è inaspettata.
-Un mese… - mormora e io temo di non aver sentito. Le stringo forte la mano per farle alzare il volto e il volume della voce, lei mi capisce e schiarendosi la voce ripete le parole di prima. –Un mese Edward, resto un mese!
-Ti amo! – le dico prima di appoggiare le mie labbra sulle sue in un bacio a stampo deciso e forte. –E questa è la notizia migliore che ricevo da mesi! – non so come mai ma sento di avere un sorriso ebete sul volto.
Mi racconta di quando ha deciso di prenotare il volo, di quando l’ha raccontato a Charlie e le sue mille raccomandazioni, tra cui quella di tornare a casa. Siamo stati lì a chiacchierare per un’altra ora abbondante, mentre finivamo lentamente il cibo nei nostri piatti, poi al primo sbadiglio abbiamo deciso di andarcene a letto.
-Io sistemo, tu vai pure a stenderti, sarai stanchissima! – le faccio l’occhiolino, ma non la convinco.
-Ti aiuto, così faremo prima… - speravo che non dovesse guardare dietro le sue spalle e vedere il disastro che c’era, ma non sono mai stato troppo fortunato.
-Potresti sorvolare sul disordine che ti circonda? Per favore? – metto su la faccia più tenera che riesco a fare e lei scoppia a ridere dandomi una leggera spallata e avvicinandosi al lavello.
-Smettila di dire idiozie, uomo, e datti da fare! Prima finiamo, prima andiamo a letto, prima mi terrai stretta tra le braccia!
-Agli ordini! – recupero tutti i piatti e le posate e li porto dentro al lavello con lo sguardo basso, non voglio incontrare i suoi occhi e capire che quello che vede le fa schifo. Temo che possa decidere io sia troppo disordinato e casinista per i suoi standard.
Si destreggia nella mia cucina come se fosse la sua, sciacqua i piatti sotto il rubinetto e li infila nella lavastoviglie. Non so come faccia a farceli stare tutti, probabilmente è una scienza innata nelle donne! Il lavello si libera dopo dieci minuti in cui lei traffica e lavora come un’ape operaia. Si volta e mi sorride dolcemente ma io tolgo subito lo sguardo da lei, imbarazzato. So prendermi cura di una casa, sono anni che vivo da solo, non voglio che pensi il contrario.
-Ehi, che succede?
-Niente, tu intanto vai in camera, io lavo il piano e preparo la spazzatura che domani mattina porterò via!
-Io lavo il piano, tu sistema l’immondizia! – mi accarezza un braccio prima di afferrare spugnetta e disinfettante.
Non so bene quanto tempo ci mettiamo a ripulire la cucina, sistemarla e far partire la lavastoviglie, so solo che quando mi trovo in camera da letto, sotto le coperte con Bella addossata al mio corpo e la sua testa sul mio petto, mi sento finalmente sereno e completo.
-Sono felice che tu mi abbia regalato quel biglietto… - mi dice dopo aver sbadigliato per l’ennesima volta. La mia piccola è distrutta dopo un viaggio del genere e il mio “Benvenuta!” personale. –Non so perché ci abbia messo così tanto ad usarlo, ma non vorrei essere in nessun altro posto ora.
L’abbraccio ancora più forte, come se le nostre pelli potessero fondersi e diventare una cosa sola. Non voglio lasciarla andare, non voglio che scappi via, non voglio perderla. Sono sicurissimo che lei sia tutto ciò che voglio nella vita, ora e per sempre.

-Bella…
-Si?!
-Sposiamoci!

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