Edward Pov.
Ho liberato l’isola in cucina, ho cercato di dare una sistemata al piano
come potevo, speravo che non notasse il disastro che la circondava,
anche se era impossibile. Se mi avesse avvisato del suo arrivo avrei
riordinato, invece ora mi tocca fare la figura del perfetto imbecille
che non sa prendersi cura di una casa. Che cretino!
Le due tovagliette, le posate, i bicchieri, i piatti e le bacchette sono
pronti, due sgabelli, uno accanto all’altro anche. E’ così bello
preparare per due che devo avere un sorriso enorme sul viso, perché mi
fa male il muscolo della mandibola. Ma non importa. Lei è qui.
E me ne convinco quando la vedo arrivare scalza, con indosso un paio di
pantaloncini che le arrivano a metà coscia e una maglia a maniche lunghe
di una taglia più grande, con lo scollo largo che le scende sulla
spalla, facendo intravedere la spallina di un reggiseno color verde
acqua. I capelli sono raccolti sulla testa, disordinatamente, ed è
meravigliosamente semplice e bellissima.
-Sei bellissima…- riesco a dirle avvicinandomi per prenderla tra le
braccia. Lei sorride e le sue guance si colorano di rosa acceso,
l’effetto dei complimenti che le faccio, nonostante sia passato molto
tempo. Mi piego sulla sua bocca, vorrei poterla tenere sempre con me.
–Ti amo Bella. – le dico ancora una volta prima di appoggiare le mie
labbra sulle sue e schiuderle subito per incontrare la sua lingua. Lei,
delicata, si fa strada nella mia bocca, cerca la mia lingua che insieme
si inseguono, lottano, mentre le sue mani salgono sulla mia schiena fino
alle spalle. Non resisto, non ce la faccio a separarmi da lei ora.
Afferro la maglietta e la tiro via, staccando i nostri visi solo per una
frazione di secondo. –Ti voglio. – le sussurro tra un bacio e l’altro
quando le mie mani incontrano la sua pelle nuda. La stringo a me e lei
si inarca per avvicinarsi di più, per far combaciare ogni centimetro del
suo corpo con il mio.
Tengo gli occhi chiusi, ma percorro con le dita il suo corpo fino
all’elastico dei suoi pantaloncini e li spingo giù, non chiedo il
permesso, non chiedo se lei lo vuole o meno, le sue mani che mi
graffiano da sotto la maglietta mi dimostrano che non sto facendo nulla
di sbagliato. Mi separo da lei per osservarla, per rendermi conto che
non è una mia fantasia, che è lei, meravigliosa e reale nella mia
cucina, in intimo. E che intimo.
Tra poco scoppio nei pantaloni, ne sono sicuro. Il completo che indossa
la avvolge meravigliosamente, questo colore le dona tantissimo sulla
pelle chiara.
-Allora, ti piaccio? – dice sorridendomi imbarazzata e spostando il peso
da un piede all’altro. Le faccio segno con il dito di girarsi, perché
possa ammirarla meglio e nel frattempo mi allontano di un passo. Ho il
respiro bloccato. Lei si morde il labbro, con le gote rosse e lentamente
si volta verso di me, dandomi le spalle. Il sedere scoperto grazie al
perizoma che indossa, abbinato al reggiseno, è un colpo al cuore e non
solo. Alzo gli occhi sulla sua schiena, i capelli sono ancora raccolti e
mi permettono di vedere il tatuaggio sulla spalla. Quel cuore che sta
cadendo dove c’è incisa la mia iniziale. Mi tolgo la maglia e lascio
cadere i pantaloni della tuta, avvicinandomi e inglobandola tra le mie
braccia.
-Vieni… andiamo in camera! – le dico appoggiando le mie labbra sulle spalle scoperte.
-Non avevi detto che volevi provare tutte le superfici del tuo
appartamento?! – mi dice sorridendo mentre con una mano stringe il mio
sedere. Mi abbandono contro di lei sospirando.
-Sto cercando di non saltarti addosso come un animale, per favore non tentarmi!
-Io non mi lamento mica, il tuo lato animalesco certe volte mi piace… -
me l’ha chiesto lei, continuo a ripetermi, mentre le slaccio il
reggiseno e lo lascio cadere di fronte ai suoi piedi e poi scendo a
toglierle l’ultimo pezzo di intimo che la ricopre. –Non mi hai risposto
prima, ti piaccio? – la sua voce roca e bassa mi spedisce direttamente
in paradiso. Le lascio un bacio bagnato sul collo, per poi mordicchiare
la sua pelle in più punti. Sto cercando di calmarmi e di pensare a come
rispondere per non sembrare una bestia. –L’ho comprato pochi giorni fa,
c’era un negozietto che svendeva tutto e ne ho approfittato…ho la
valigia colma di completini per te! – mi accorgo che con il pollice
infilato nell’elastico dei boxer sta tentando di farli scendere. Mi
stacco da lei per aiutarla e nel frattempo lei si gira. Non credo di
riuscire a durare più di qualche minuto.
Il suo corpo nudo di fronte a me, la guardo e lei guarda me. Non
resisto. Non resisto davvero. Eppure è lei che si avvicina, mi accarezza
una guancia e poi scende sul collo, sul petto, sulla pancia, per
arrivare infine a racchiudere il mio sesso tra le sue dita e iniziare un
movimento lento che mi fa gettare la testa all’indietro dal piacere.
Quando aumenta il ritmo sento che verrò come un ragazzino alla prima
esperienza se non faccio qualcosa e non voglio venire sulla sua mano, in
piedi nella cucina. Voglio essere dentro di lei. Le prendo il polso tra
le mie dita e l’allontano da me per poi piegarmi appena e prenderla in
braccio con le mie mani sul suo sedere nudo. Le sue gambe si chiudono
attorno a me e il suo centro caldo è a contatto con la mia asta che
pulsa di desiderio. Cammino fino ad appoggiarla sul tavolo del salone,
con il piede sposto la sedia e non mi interessa che sia caduta, continuo
a baciarla con una mano sul collo e l’altra ancora ferma sul sedere e
il suo bacino che si muove lentamente addosso a me. E’ una tortura.
-Tu non mi piaci Bella, tu mi fai impazzire. Ti desidero, ti voglio, hai
un corpo favoloso e mi è mancato stare dentro di te! – riesco a dirle
appoggiandola sul tavolo perdendomi con le mani sui suoi seni
meravigliosi. Un gemito più roco degli altri arriva direttamente tra le
mie gambe rendendomi incontrollabile. Le mie labbra si spostano sul suo
collo, scendendo ancora e ancora fino a mordere leggermente i suoi
capezzoli guadagnandomi gemiti sempre più alti. La mia lingua la tortura
fino a scendere in ginocchio di fronte a lei e leccare la sua intimità;
lei sospira e geme, sospira e geme, segue il ritmo della mia bocca su
di lei e mi fa impazzire.
-Ti voglio Edward…ti voglio! – è un attimo, sono di nuovo in piedi di
fronte a lei, le sue mani scendono tra i nostri corpi guidandomi dentro
di sé. Lentamente mi unisco con la mia donna sentendomi su di giri e
felice come mai. Frenesia, amore, passione, desiderio. Mentre spingo
dentro al suo corpo e le nostre voci roche si mescolano in gemiti e
sussurri mi sento finalmente completo. La stringo forte, le sue mani si
aggrappano ai miei capelli mentre le nostre bocche sono ancora impegnate
a divorarsi. –Più forte Edward, più veloce…
Abbandono la testa sulla sua spalla, mentre con il bacino mi muovo più
veloce e mi spingo più forte dentro di lei, ancora e ancora fino a
quando le sue pareti si stringono attorno a me e la sua pelle si ricopre
di brividi. Mi alzo per guardarla, la testa gettata all’indietro le
mani a sostenersi sul tavolo, il seno che segue l’onda delle mie spinte e
perdo la cognizione del tempo e dello spazio, tutto sparisce, c’è solo
lei che a bocca aperta e occhi chiusi si lascia andare al piacere. E
vengo. Mi riverso in lei completamente.
-Cazzo si! Si… oh Bella! Dio mio! – appoggio la fronte sulla sua spalla e
la stringo forte. Lei si appoggia meglio contro di me e passa le sue
dita tra i miei capelli.
-Mi sei mancato Edward! Ti amo! – il suo bacio sulla testa mi fa
rabbrividire, così delicato, così potente. Potente di quell’amore che ci
lega e che non se ne andrà mai, ne sono sicuro.
-Ti amo anche io! – la bacio, su tutto il collo, sulla mandibola, gli
occhi, il naso, le guance e poi arrivo alle labbra, con piccoli tocchi
per poi giocare di nuovo con la sua lingua. Non smetterei mai di
baciarla. –Vieni, andiamo a fare una doccia! – cammino portandola in
bagno, non esco da lei finché non siamo sotto il getto d’acqua calda. Le
sciolgo i capelli e passo le dita in mezzo alle sue ciocche color
cioccolato. –Sei bellissima… - le dico sorridendo e lei arrossisce,
ancora una volta, per i miei complimenti. Spero che non cambi mai questa
cosa, amo vedere le sue guance rosse grazie a me.
Ci insaponiamo a vicenda, le sue mani sul mio corpo e le mie sul suo
accendono di nuovo il desiderio, mi contengo con non so quale forza, non
so come sia possibile quando il suo corpo nudo mi chiede solo di
prendermi cura di lei. Si volta di schiena per permettermi di lavarle i
capelli, come ho fatto io poco fa piegandomi in avanti. Quando sciacqua
lo shampoo però non si gira e si avvicina a me di spalle, afferrando le
mie mani e portandole sui seni.
-Temo che tu abbia saltato qualche parte del mio corpo dove sono ancora
tanto bisognosa di attenzioni… - mi sussurra. Amo questa donna. La amo
perché è la mia metà, davvero. Non è uno di quei pensieri da sedicenne
arrapato, ma da uomo maturo che pensa ad un futuro insieme. Almeno
credo.
-Mmm…hai ragione! Serve più attenzione… - una mano continua a stringerle
il seno, palpandolo, l’altra scende sotto il suo ombelico, fino al
clitoride che aspetta solo le mie dita. –Cristo, sei sempre pronta per
me! – sento le sue gambe tremare a contatto con le mie quando porto le
mie dita ad accarezzare il fascio di nervi che la farà sciogliere
addosso a me in poco tempo. E non voglio aspettare o prendermela con
calma o essere dolce, deciso la tengo contro di me per sorreggerla,
appoggiando il mio braccio sotto il suo seno e con le dita mi muovo in
circolo a ritmo costante e premendo sul piccolo bottoncino tra le sue
gambe. I suoi lamenti di piacere sono alti, la sua voce rimbomba nel
bagno e mi sento scoppiare di nuovo, la voglio, Dio quanto la voglio! Le
sue mani si aggrappano ai miei capelli, per tenersi o per farmi capire
quanto le sta piacendo il mio gioco e poi sento le sue gambe tremare di
più e il suo corpo irrigidirsi.
-Sì, Edward…sì! Oh..così, sì! Sì! Sì! – la tengo più forte mentre
cavalca l’orgasmo e il suo corpo caldo contro il mio, sotto il getto
dell’acqua mi fa impazzire. L’appoggio contro il muro della doccia
divaricandole leggermente le gambe e portandole il bacino più indietro,
verso di me, pronto ad entrare in lei. E lo faccio, con una spinta
decisa, aggrappandomi ai suoi fianchi. –Cazzo! – si lascia sfuggire
stringendo le dita in un pugno.
-Ti ho fatto male? – le chiedo fermandomi, lei scuote la testa riaprendo
il pugno. Forse non si aspettava questa frenesia da parte mia. Mi fa
impazzire e non riesco a controllarmi. –Fermami se ti faccio male… ho
bisogno di spingere. – le dico appoggiando la testa sulla sua spalla.
Lei biascica un debole sì, travolta dalle sensazioni e io mi trovo a
spingere una volta e poi due, sempre con maggiore forza. Appoggio una
mano al muro, di fianco alla sua mentre con l’altra mi tengo al suo
fianco, la stringo e lei geme. Temo di farle male ma lei non mi ferma e
io godo nel sentire come il suo sedere si appoggia al mio bacino mentre
spingo e la vedo chiudere gli occhi e sospirare di piacere.
-Dio, ho una voglia di te pazzesca! Non riesco a fermarmi, non riesco a
ragionare…Cazzo, ci sono quasi…dimmi che sei vicina, dimmi che ci sei,
che sei con me! – intreccia le mie dita con le sue e le stringe, poi
porta le mie dita sul suo clitoride e le lascia libere.
-Toccami! – mi tengo con una mano appoggiato al muro, con l’altra sono
tra le sue gambe, la sua mano sale sul seno mentre l’altra si tiene come
può al muro. –Dio sì! – la sua testa abbandonata alla mia spalla, le
spinte sempre più forti, le mie dita che si perdono tra le pieghe della
sua intimità. Il suo centro caldo si stringe attorno al mio membro, i
suoi umori mi travolgono e le scosse del suo piacere innescano il mio
orgasmo. Chiamo il suo nome più volte spingendomi più a fondo dentro di
lei nelle ultime spinte, come se volessi fondermi insieme.
-Riusciremo mai a mangiare stasera? – mi chiede ridacchiando e
trascinandomi in una risata con lei. Finiamo la doccia dopo un’altra
mezzora di baci e carezze e finalmente approdiamo in cucina. Lei ha
indossato le cose che aveva prima, senza intimo e questa cosa mi manda
in estasi. Io avevo seguito il suo esempio e avevo indossato i pantaloni
della tuta senza boxer. Gli sgabelli erano stati avvicinati di più,
praticamente eravamo incollati, il cibo era stato riscaldato e alla
prima forchettata guardai l’orologio compiaciuto. Erano passate le dieci
da un bel pezzo.
-Perché hai chiamato James perché ti venisse a prendere? Potevo arrivare io fino all’aeroporto se mi dicevi a che ora arrivavi!
-Si chiama sorpresa, Edward! – ridacchia scuotendo la testa. –Comunque
in realtà sono arrivata verso le tre del pomeriggio, mentre tu eri nel
pieno del turno! Così mi ero già accordata con James, sono stata dalle
ragazze finché aspettavo che tornassi a casa! Poi tra una chiacchiera e
l’altra abbiamo perso la cognizione del tempo e quindi era arrivata ora
di cena. – intreccio le mie dita alle sue e le lascio un bacio sulla
guancia.
-Grazie di essere qui… Avevo davvero bisogno di te, anche se non volevo
ammetterlo! – evviva la sincerità. Lei mi accarezza una guancia con la
mano libera e poi mi sorride dolcemente.
-Sono dannatamente felice di essere qui Edward! Non ringraziarmi!
-Allora, quanto tempo rimani? – le chiedo portandomi un pezzo di pollo
in agrodolce in bocca e gustandolo bene. Finalmente un pasto decente.
Lei arrossisce e guarda alle nostre mani unite, perdendo il contatto con
i miei occhi. Le lascio il tempo di rispondere, anche se la sua
reazione è inaspettata.
-Un mese… - mormora e io temo di non aver sentito. Le stringo forte la
mano per farle alzare il volto e il volume della voce, lei mi capisce e
schiarendosi la voce ripete le parole di prima. –Un mese Edward, resto
un mese!
-Ti amo! – le dico prima di appoggiare le mie labbra sulle sue in un
bacio a stampo deciso e forte. –E questa è la notizia migliore che
ricevo da mesi! – non so come mai ma sento di avere un sorriso ebete sul
volto.
Mi racconta di quando ha deciso di prenotare il volo, di quando l’ha
raccontato a Charlie e le sue mille raccomandazioni, tra cui quella di
tornare a casa. Siamo stati lì a chiacchierare per un’altra ora
abbondante, mentre finivamo lentamente il cibo nei nostri piatti, poi al
primo sbadiglio abbiamo deciso di andarcene a letto.
-Io sistemo, tu vai pure a stenderti, sarai stanchissima! – le faccio l’occhiolino, ma non la convinco.
-Ti aiuto, così faremo prima… - speravo che non dovesse guardare dietro
le sue spalle e vedere il disastro che c’era, ma non sono mai stato
troppo fortunato.
-Potresti sorvolare sul disordine che ti circonda? Per favore? – metto
su la faccia più tenera che riesco a fare e lei scoppia a ridere dandomi
una leggera spallata e avvicinandosi al lavello.
-Smettila di dire idiozie, uomo, e datti da fare! Prima finiamo, prima andiamo a letto, prima mi terrai stretta tra le braccia!
-Agli ordini! – recupero tutti i piatti e le posate e li porto dentro al
lavello con lo sguardo basso, non voglio incontrare i suoi occhi e
capire che quello che vede le fa schifo. Temo che possa decidere io sia
troppo disordinato e casinista per i suoi standard.
Si destreggia nella mia cucina come se fosse la sua, sciacqua i piatti
sotto il rubinetto e li infila nella lavastoviglie. Non so come faccia a
farceli stare tutti, probabilmente è una scienza innata nelle donne! Il
lavello si libera dopo dieci minuti in cui lei traffica e lavora come
un’ape operaia. Si volta e mi sorride dolcemente ma io tolgo subito lo
sguardo da lei, imbarazzato. So prendermi cura di una casa, sono anni
che vivo da solo, non voglio che pensi il contrario.
-Ehi, che succede?
-Niente, tu intanto vai in camera, io lavo il piano e preparo la spazzatura che domani mattina porterò via!
-Io lavo il piano, tu sistema l’immondizia! – mi accarezza un braccio prima di afferrare spugnetta e disinfettante.
Non so bene quanto tempo ci mettiamo a ripulire la cucina, sistemarla e
far partire la lavastoviglie, so solo che quando mi trovo in camera da
letto, sotto le coperte con Bella addossata al mio corpo e la sua testa
sul mio petto, mi sento finalmente sereno e completo.
-Sono felice che tu mi abbia regalato quel biglietto… - mi dice dopo
aver sbadigliato per l’ennesima volta. La mia piccola è distrutta dopo
un viaggio del genere e il mio “Benvenuta!” personale. –Non so perché ci
abbia messo così tanto ad usarlo, ma non vorrei essere in nessun altro
posto ora.
L’abbraccio ancora più forte, come se le nostre pelli potessero fondersi
e diventare una cosa sola. Non voglio lasciarla andare, non voglio che
scappi via, non voglio perderla. Sono sicurissimo che lei sia tutto ciò
che voglio nella vita, ora e per sempre.
-Bella…
-Si?!
-Sposiamoci!
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